Addio, e grazie per tutto il pesce

Se il B-Side fosse stato un essere animato, probabilmente avrebbe esclamato questa frase prima di abbandonare il paese silenziosamente,  proprio come i pinguini di Adams. Leggere che il luogo in cui ha preso forma il mio lato “musicale”, è li, pronto a chiudere i battenti, è un colpo al cuore.

Correva il 2005-2006 quando iniziai a frequentare il B-side, e poco a poco divenne la mia seconda casa: il luogo in cui incontrare gli amici per un buon concerto, sorseggiare una birra dopo una lunga giornata sui libri, vederci addirittura suonare i tuoi amici, ritornarci anche quando decidi di vivere a 500 chilometri di distanza. Ci ho addirittura chiamato un gruppo su WhatsApp col suo nome,” Chiri du Bside”.

L’ultima volta che ci tornai, un paio di anni fa, era estate, la parte del giardino era li ad accogliermi; il barman mi riconobbe e mi offrì anche una birra. Ci incontrai a poco a poco, tutti i miei più cari affetti di Rende. Nel giro di poche ore, occupammo diversi tavoli, raccontandoci di come cambia la vita una volta che vai via da quel posto. Anche i menù erano fighi, i panini avevano il nome delle più cazzute rock band. Io ordinavo sempre un Rolling Stones e una Tennent’s.

Si chiude un’ era importante per la mia generazione. Quelli che andavano li per ascoltare dapprima il rock, e in seguito anche tanto buon indie italiano e non solo; che rimanevano fino a tardi per i dj di Fabio Nirta e RobertEno, che postavano i commenti della serata e le foto su Myspace! Era li che si trovavano i reportage della serata e aggiungevi i gruppi della sera prima. Mi perderò il party d’addio, ma rimarranno impressi i flash di quelle serate, sapere di aver preso parte a qualcosa di davvero straordinario.

Addio, e grazie per tutto il pesce

 

Nuove proposte: Area 106

Critica, disagio, rivoluzione. Non un concept album, ma un percorso logico, dove ogni brano ha qualcosa da dire , fondendosi perfettamente con gli altri. L’autore dei testi gioca con la leggerezza dei sentimenti ( e dei ritornelli) e la consistenza rude della realtà.

Il disco si apre con “ Regina Adrenalina”, e già si capisce quale sarà la linea del gruppo lucano: violente schitarrate che colpiscono per l’intensità e la passione .Si ammazza la noia della provincia con l’adrenalina che vien fuori sfidando la routine continuamente, mettendosi in gioco giorno dopo giorno.

Anche l’amore viene filtrato con i propri occhi e in maniera semplice .”Via Da Me”, narra di un amore insano, un uomo combattuto tra la voglia di abbandonarsi alle droghe e quella per una ragazza; un brano impetuoso, scuro, vellutato.

La splendida “Italia”, secondo singolo dell’album e anche primo video, riesce ad alzare il livello grazie a una cavalcata imperiosa di chitarra e batteria, dal testo pungente e sarcastico quanto basta per analizzare con poche parole il nostro paese. La lirica mostra una rinnovata urgenza di raccontare, scavano non soltanto nell’IO dei protagonisti, spingendosi verso il sociale da scandagliare.14808674_1441980482484130_103506061_o

Nel complesso, l’album gode di una sfilza incredibile di canzoni, di ottima qualità/quantità, rendendo il lavoro di grande compattezza. Gli riconosciamo dunque la freschezza, quella stessa che li ha portati sul palco del MEI questo settembre e la voglia di far rock nel nostro paese.

Ph:Bagher Rahati Nover

Are u a Chemical Lover? Stefano Scuro, ci racconta l’ultimo video tratto da “Wailing”

La rockstar salentina,  si lascia andare a una piacevole intervista sul nuovo video di Chemical Lover. Mezz’ora di conversazione  amabile, che conferma la mia teoria secondo cui, più gli esseri umani sono realizzati, più sono umili e pronti allo scambio. Intervistare Stefano significa  colloquiare con un appassionato di musica, curioso di quello che c’è intorno; curioso se non di esplorarlo fino in fondo, almeno di capire come può interagire con il suo mondo.

Come nasce L’ idea del video ? A chi  sono venute in mente le prime
sequenze ?

L’idea per il video è del regista Guglielmo Bianchi, è stato lui a proporci la
storia e a noi è piaciuta moltissimo; volevamo un video un po’ cupo e un po’
“malato”, che aderisse bene alle sonorità e a quello che evoca il messaggio del
brano e Guglielmo ha letto nella maniera giusta; non é un caso che lo riteniamo
un membro della band, il suo apporto e il suo sostegno per i Moods é da sempre
stato viscerale. Le prime sequenze completano l’ambientazione così come la
volevamo noi; abbiamo insistito  ad avere delle esterne di una città
nordeuropea. Danno un’idea più precisa di quello che vogliamo comunicare.

La scelta di girarlo a Berlino e non una città italiana? Rispecchia forse il concept
di europeismo e città trasgressiva ?

Berlino  é uno dei punti di riferimento principali della musica elettronica in
Europa ed é una città che ci affascina moltissimo; si può dire che abbiamo
esaudito un nostro piccolo desiderio, la nostra musica nasce nel solare Salento
italiano ma si nutre delle atmosfere nordeuropee, per cui  quest’elemento
andava trasmesso. “Chemical Lover” ci sembrava il brano giusto dove far trapelare
questo aspetto, e ci siamo riusciti a realizzarlo, ne siamo davvero
felici.

 Sai già che Chemical Lover,  è il mio brano preferitoo dell’album? Credi che la chimica di cui parli è anche un po’ sinonimo di libertà ? Di concetti “sdoganati” ?

In realtà  é anche il brano del nostro album “Wailing” più scaricato su I-Tunes
e ci fa molto piacere. Considerando che é un pezzo che si ritrova casualmente
nel disco perché nato quasi per gioco, é una gran bella cosa. Anche nei nostri
concerti, quello di “Chemical Lover” e conseguente viaggio strumentale, é un
momento imprescindibile, nonché molto divertente.
Riguardo il messaggio, riteniamo che l’amore sia libertà; un sentimento così
forte non ha restrizioni o condizionamenti, viene fuori e non si ferma davanti
a nulla. Ed é proprio questa forza che ti permette di contraddistinguerlo tra
altre sensazioni. In questo brano però l’accezione é un po’ più contorta,
visionaria, il concetto di “chimico” é riferito a qualcosa di più “drogato” e
che quindi viaggia verso la perversione fino alle soglie dell’ossessione. Il
testo lancia delle visioni, sotto vari aspetti, fino a chiedersi se quel
sentimento sia reale oppure no; tutto questo ha dato anche l’input al regista e
alla sua storia per il videoclip.

Quanto è stata importante la collaborazione con Carmine Tundo?

E’ stata spontanea, del tutto casuale e la viviamo con grande orgoglio;
riteniamo che lui sia un grande cantautore e uno degli artisti più forti del
panorama salentino, tra noi c’é stima e rispetto reciproci. E’ una
collaborazione importante in questi termini, poi sembra che sia anche
abbastanza riuscita, considerati i risultati. Tutto é nato da una notte in cui
Carmine e Dema, il nostro batterista, lavoravano ad una produzione per il disco
de La Municipal, uno dei progetti di Tundo, ed é venuta fuori questa melodia
accattivante. Successivamente, Dema ne ha ricavato un viaggio sonoro in un’altra
di quelle notti ispirate; in quei giorni si lavorava al nostro album per cui,
quando noialtri abbiamo ascoltato casualmente tutto questo, abbiamo voluto
fortemente inserirlo nel disco e ci siamo messi a lavorarlo. Una collaborazione
quasi inconsapevole, ma molto bella.

Qualche chicca mentre giravate il video ?

Considerando  che siamo una band indipendente, lasciamo immaginare quanto sia
da raccontare ogni aspetto del nostro lavoro, e quanto sia tutto da sudare ogni
aspetto della nostra produzione. Niente di particolare da ricordare (o forse
talmente tanto), possiamo solo dire di aver stressato per bene il nostro caro
Guglielmo.. per ripicca ci ha nascosto l’epiologo del video fino alla fine
lasciandoci una sorpresa indimenticabile e davvero gradita. Cosa aggiungere?
noi troviamo il video davvero interessante e invitiamo chi non lo ha ancora
visto a farlo!!

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Benzina

“Benzina” è il nuovo progetto di Enzo Russo, pubblicato lo scorso 29 Febbraio (porta il marchio della  sua stessa etichetta  B Music Records)  grazie alla collaborazione di una quindicina di amici/musicisti.  Nove inediti più un rifacimento di Tenco (Lontano Lontano); testi curatissimi dove dominano l’amore, la delusione, il vuoto e soprattutto l’onesta di chi suona, compone e canta insieme non solo a colleghi, ma a membri di una seconda famigliabenzina2

La band in realtà nasce nel 1999, resistendo ai diversi cambiamenti: dapprima l’uscita del cantante nel 2011 nel bel mezzo del tour,poi la disgregazione e infine la seconda vita,  quando Enzo decide di prendere nuovamente le redini,  avvalendosi  della partecipazione di fidati e professionali musicisti. Fondatore dei Benzina, decide di metterci un pietra sopra nel momento in cui il gruppo inizia a disaggregarsi, come quando finisce una storia d’amore.  Ma la tentazione è troppo grande e cosi dopo un anno di lutto interiore, prende consapevolezza delle sue potenzialità.  Si dedica allo studio del canto, e forte delle  collaborazioni  con svariati vocalist, riprende a scrivere i testi e le melodie. Lui stesso in una conversazione mi rivela “Davvero non volevo più scrivere canzoni…per esorcizzare questo male e questa scottatura fortissima ho iniziato a rifarlo”

E cosi è stato. Le nove canzoni rispecchiano  il progetto da cui nascono: si fondono con la grinta di un rock mediterraneo e sono narrati con una penna chiara e pulita, affatto assetati di facili rime, ma desiderosi di comunicare sensazioni e stati d’animo. “Ancora una volta” e “Solo Parole”celebrano le certezze affondate, gli equilibri spezzati , gli errori che si fanno e non si dovranno fare piu”.

A volte è anche il non riuscire più ad “ascoltare” alcuni pezzi, che rendono viva l’esigenza di un rifacimento: “Lontano Lontano”, è stata coverizzata per scongiurarla. E’ quello che gli capita con alcuni brani, dove il rifacimento è d’obbligo per tornare a sentirle.

Una bella prova, più che riuscita. Un disco che parte da li, da quel senso di incompletezza e il desiderio di  riunire in un album passato e futuro, usare i singoli brani per veicolare le cose non dette.

Ondanomala -Tu Ci Sei

 

Artigiani di classe, la cantante Lady U (all’anagrafe Francesca Salerno) e Mimmo crudo, allestiscono il nucleo di Ondanomala, intestatari di uno stile a modo loro peculiare: rock e folk che si ritrovano in un equilibrio fra appeal melodico, e malinconia, risultando strenuamente persuasivo. Dopo la collaborazione di Mimmo Crudo con il Parto delle Nuvole Pesanti, il cantante di origine calabrese decide di avvalersi dell’ ammaliante cantante per un progetto che si districa tra racconti, visioni e disincanto. “Tu ci sei”, uscito il 4 Dicembre si compone di dieci tracce sorrette da ritmiche mediterranee dove spiccano le doti tecniche di saper combinare violoncello, percussioni e chitarre elettriche, adattandoli su testi molto intimi come” Fuori èBuio”.

Emerge la capacità di accostare a un rock classico, la raffinatezza e attenzione al dettaglio. Il progetto diventa cosi un tripudio di fantasie melodiche, dissonanze e trame strumentali all’insegna dell’ inconvenzionalità. Un gioco creativo di narrazioni, di velata denuncia sociale, ma allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio, rimanendo in equilibrio tra l’intrigo e il misticismo (come in Salta Anita).Insomma un bel modo per omaggiare la vita e la voglia di serenate melliflue ad infinito amore per la onanomala.jpgtradizione.

Moods live@ Teatro Spazio- Roma

Mancavano giusto loro all’elenco dei grandi eroi del rock sperimentale sempre più alla ribalta, nell’ultimo periodo. Il loro prodotto è più orientato ai club, o più radiofonico e orecchiabile? Senza ombra di dubbio, la risposta è : entrambi i sensi!

E’ un eccellente compromesso tra i due. C’e’ il singolone da radio come Voices, che sembra li destinato a una lunga e infinita programmazione; e allo stesso tempo spazio al lato più elettronico e intriso di synth come Chemical Lover, chimico, danzabile e incendiario.

Sta di fatto che andare a un concerto dei Moods , anche in un palco che non sia quello di Rock in Roma, ma un teatro indipendente, è come intraprendere un trip. Appena parte il sound, gli smartphone lasciano posto a un movimento di braccia cariche di energia e movimento. La prima fila si gremisce dopo nemmeno un paio di canzoni: danza collettiva su vibrazioni potenti, palpitazioni accelerate e sudore. Ruspa alle tastiere come un forsennato alla guida di un treno ad alta velocità, Antonio Dema che con 40° di febbre picchiava alla batteria come un martello pneumatico, Dario galvanizzato dal suo stesso sound e infine la chitarra e voce di Stefano a trascinare la folla che man mano aumentava di volume.

I Moods hanno travalicato qualsiasi linguaggio, creando un’ esperienza musicale e fisica incredibile per chiunque fosse tra il pubblico, anche se non esperto del genere. Tutti divertiti, tutti urlanti, tutti completamente in estasi per quel trip ben mescolato e somministrato. Nel loro concerto c è tutto: dal singolo dei primi lavori (Pump Rock), ai pezzi dell’ultimo album (Voices, Chemical Lover, Catch Me) , alla cover reggae di So Much Trouble in the World, sino a scaldare le fila, con la gloriosa canzone You Spin Me Round dei Dead or Alive e completare il mix con la fantastica versione strumentale di Jonny Marr, Easy Money.

Strepitosi in toto e con apici inenarrabili,i Moods lasciano a Roma un’esperienza senza precedenti.IMG_0651

 

 

Spiral69- Second Chance

Gli Spiral 69 si sono prepotentemente segnalati come una delle pochissime band con le carte in regola, non solo per la carriera in continua ascesa, ma per esser tra i pochi eredi  del gothic rock sospeso tra dark e romanticismo. Canzoni crepuscolari, su trame di rimarchevole forza evocativa, si alternano a sonorità  elettroacustiche mai invadenti, rendendo il loro ultimo album, un fascinoso e magnetico capolavoro di art-rock, ricco e solenne.

Il primo parere positivo, direttamente dalla reazione del pubblico alla serata di presentazione del disco, lo scorso 8 Gennaio allo Zoobar a Roma. La band dimostra subito l’efficacia del progetto con Halo, che traccia subito una linea netta di demarcazione coi pezzi precedenti (riproposti in scaletta, alternati ai nuovi) la cui forza suggestiva è amplificata dall’12511066_10208718090252331_1406125948_oallucinata epopea di narcosi e inquietudine.

Per chi colloca i più oscuri recessi dell’animo al centro della loro arte, un lavoro basato su ballate che raccontano di morte e amori finiti, era un gesto che tutti si attendevano, ma quello che il pubblico non si attendeva è un racconto che non soffoca la composizione, anzi  queste risultano rafforzate da arrangiamenti levigati da sonorità attente al dettaglio e alla dinamica. Sono a ogni buon conto le canzoni a impressionare, che si prendano i languori di No Mercy o la trascinante Liar. Estremi conciliati da Second Chance, risolta nel conclusivo vertice di teatrale emotività. Enigmatici,magnetici e notevolmente espressivi, soprattutto nei testi,  gli Spiral 69, si impongono come la band più emblematica e suggestiva del nostro panorama rock italiano

Foto-Alessandro Schiariti

Moods -“Wailing”

 Tra rock sperimentale, break beat nella batteria e partiture di basso molto pesanti, il vagito primordiale (Wailing) del primo importante concept della band salentina, esce oggi su I-Tunes e in  tutti gli store digitali, dopo la presentazione ufficiale di ieri allo Youm di Lecce. Un lavoro che di certo non soccombe all’ eccesso di ambizioni  e novità, ma forte di pezzi clamorosi come Move It on, caratterizzato dalla psichedelica impronta moderna per la generazione rave, cosi come la stessa Chemical Lover, che conduce con acume e inventiva nel pieno delle manifestazioni sensoriali che la chimica amalgama in elettronica teutonica.  Due brani dal rave appeal anfetaminico, che non riesci a smettere di mandare in loop. E’ in queste tracce che emerge lo smanettamento d’ogni sorta e il perfezionamento stilistico della band, che negli ultimi anni ha saputo evolversi e calcare palchi importantissimi come il Rock In Roma; dapprima come  vincitori del contest 2014 e l’anno successivo sullo stesso stage dei The Chemical Brothers. E’ cosi che esce una delle formule elettroniche più belle degli ultimi anni del nostro panorama italiano., dove persino la dolcezza si trasforma in stridore. Ascoltando Ride in The Sky,  ci accorgiamo come l’dea del suono, si sia parcheggiata per mesi nella mente di Stefano Scuro, voce e front man della band. Tutti i brani sono stati scritti da Scuro-Carcagni-De Marianis, arrangiati e prodotti al “CascinaDema” studio e mixati da Thomas Salvador negli studi del 11/8 Records. Il mastering è firmato da Giovanni Versari, un nome illustre nel mondo dei suoni, poiché sound taylor di Drones, dei Muse. “Wailing” è la conferma che nonostante i primi lavori che hanno creato la loro cerchia di ascoltatori, la band è ancora perfettamente in grado di uscire dalla propria comfort zone e di ottenere risultati eccellenti. Un output incredibile, dovutoMoods copertina wailing per web

a forti ma non di sicuro bizzare alchimie, per un lavoro cosi visionario, quanto semplicemente ricco di coraggio e talento vero, di quello che chiunque possegga apertura mentale non potrà negare.

Earthset

 

Una band dai confini precisi che riesce a far convivere nello stesso magma musicale la nausea esistenzialista, con l’energia dell’ hard inglese a cavallo tra ’70 e ’60. Gli Earthset con il loro album di debutto “In a State Of Altered Unconsciousness”, concentrano in undici brani, quasi un viaggio senza confine, nella musica più stimolante che prende dal grunge il lato meno sgangherato e decadente. Un tramonto visto dalla luna (Earthset), che ha più il sapor di un’alba per la freschezza e immediatezza di stile,  dei quattro ragazzi bolognesi. Sound equilibrato e al contempo eclettico; una sfida stilistica che addensa il noise –hard core,  in una quasi sistematica decostruzione della canzone (ascoltare So What e catalizzarsi verso A.S.T.R.A.Y ). L’impegno della band, sintetizzato nell’esperienza londinese, fa sfoggio del suo stile in continuo evoluzione senza perdere la sua  matrice: chitarre rigorose e voce straziante, quel piglio malinconico che diventa liquido più  che mai. Alterazione e attaccamento ai suoni spigolosamente armonici e ricamati su tessuti psichedelici e disturbati. E quando ascolti il pianoforte in Lovecraft, si insinua nella mente un intrigante stato emozionale di spettrale desolazione che si risolve nell’ energia di batteria e chitarra. Un intero mondo di brividi e suggestioni che scuotono il profondo.

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