Come nelle loro differenti terre di appartenenza, il sole intenso del sud, si mescola al clima più mite  del Lazio, cosi la musica degli Inverso è il frutto dell’incontro tra tante e diverse suggestioni artistiche, dal rock al pop, sino a sconfinare in una romanzata fisarmonica. Il suono che ne risulta, interpretato secondo una sensibilità accentuata  e con gusto tipicamente audace, è qualcosa di unico e fortemente caratterizzato in senso istintivo. Sei musicisti che incrociano le loro strade nella capitale, e il risultato che ne vien fuori è una fascinazione di mix artistici: Carlo Picone, (voce chitarra e piano), il fratello, Vincenzo Picone al basso, Simone Pletto alla fisarmonica, Anna Russo al violoncello, Mauro Fiore alla batteria, e infine Vincenzo Citrini al sax. Una piccola grande orchestra capace di intrattenere il pubblico con una strabiliante performance; e non è un caso se siano stati scelti per La-pioggia-che-non-cade-il-film-al-cinemail lungometraggio “La Pioggia Che non cade” , del produttore Tonino Abballe, sotto la direzione di Marco Calvise. Si tratta di un attuale modernariato cinematografico, proiettato per l’occasione al cinema Adriano di Roma, sullo stesso palco in cui suonarono i Beatles nel ’65. Ingegno e creatività , i fattori che li contraddistinguono.  La Pioggia Che non cade, autoprodotto, è anche il titolo del loro album. Un lavoro che ha il sentore di un viaggio interiore sempre fedele però all’urgenza di mettere in musica il proprio mondo interiore che va ad indagare alcuni tra gli scorci più nascosti ed oscuri dell‘animo umano. Dodici brani scritti tutti dal talentuoso Carlo Picone, e arrangiati dalla band stessa. “La Pioggia Che non Cade” , titolo e sesta traccia è  prova dell’abilità della band di rischiare sperimentando sullo stesso piano fisarmonica, sax, in un connubio di musica popolare , ma mai di “vecchio stile”. Non mancano nemmeno i tanghi, dal carattere corposo come “Il Tango dell’ Attesa”, un continuo levare di emozioni a colpi di fisarmonica e violoncello, momento di gran classe e raffinatezza sonora. Stessa freschezza e maestria compare nel brano jazz , “Cobalto e Iride”, gioiello sonoro che accompagna l’ascoltatore in un momento di romanticismo sopraffine –Noi due cobalto e iride, due note, due anonime anime– . L’album è un percorso dell’anima. Parla una lingua proveniente tanto da un passato apparentemente lontano, quanto da una prospettiva moderna. Di fronte alla realtà, la band conosce una sola luce. L’amore, l’amore strictu sensu.